Filo Diretto AC | Aprile 2020
24 Aprile 2020Perché avete paura? #5 – Don Maurizio Fabbri
28 Aprile 2020Papa Francesco, Venerdì 27 marzo
«Perché avete paura? Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.
Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi. Il Signore ci interpella dalla sua croce a ritrovare la vita che ci attende, a guardare verso coloro che ci reclamano, a rafforzare, riconoscere e incentivare la grazia che ci abita. Non spegniamo la fiammella smorta (cfr Is 42,3), che mai si ammala, e lasciamo che riaccenda la speranza.
Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza.
don Gabriele Gozzi – Assistente diocesano Settore Adulti
“Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Mentre risuonano per la terza volta le parole di rimprovero di Gesù ai discepoli, in pochi si accorgono che tra le cupe nuvole che coprono il cielo di Roma si è aperto un piccolo squarcio di luce intensa. Ma più che nel cielo, le parole del Papa quello squarcio intendevano provocarlo nella nostra anima richiamandoci, in questo tempo, a risvegliare in noi il coraggio per aprire nuovi spazi di solidarietà e permettere nuove forme di ospitalità e di fraternità, che ci aiutino sempre più a prenderci cura gli uni degli altri nelle miserie e nei bisogni quotidiani.
Davvero urgente il richiamo del Papa: risvegliate la solidarietà!!…perché il vero addormentato, quella notte sul lago, non era Gesù ma il cuore dei discepoli. Ritrovano l’unità, si sbracciano, uniscono la voce e le forze per fronteggiare la tempesta, come facciamo anche noi ogni volta che succede un disastro, una tragedia, un terremoto, un’alluvione, un’emergenza improvvisa: Ma molto difficilmente scatta la stessa gara di solidarietà di fronte alle povertà “ordinarie” (chi fa la fila alle mense Caritas, chi soffre di depressione e solitudine dentro le mura del proprio appartamento, chi deve accudire un genitore anziano o figli con handicap, l’immigrato che si impegna ad integrarsi, ecc.): per tutto ciò il cuore è meno compassionevole, più distratto o addormentato. Come accadrà ai discepoli nel Getsemani: dormono, e non sentono il grido di Gesù che chiede un po’ di conforto, mentre è in preda alla tristezza e all’angoscia.
Quanti Getsemani c’erano, nel nostro territorio, prima dell’emergenza Covid-19? Tanti!..come Azione Cattolica siamo stati abbastanza svegli per riconoscerli e farci prossimi o siamo rimasti indifferenti?
Quanti Getsemani ci saranno alla fine di questa emergenza? Forse molti di più!!…saremo pronti a rimboccarci le maniche e a sporcarci le mani per costruire una società più solidale o ricadremo nella tentazione di lavarci le mani, come fece Caino con il fratello Abele?