Perché avete paura? #5 – Don Maurizio Fabbri
28 Aprile 2020Filo Diretto AC | Maggio 2020
14 Maggio 2020I santi sembrano persone di altri tempi: li vediamo immersi nella luce dei quadri in chiesa, ne leggiamo i miracoli nella bibbia, sono avvolti costantemente dallo Spirito Santo, sembra che non appartengano a questo mondo; eppure i santi esistono anche oggi, usano il cellulare, si fidanzano, vanno a scuola e in campeggio, ma noi li vediamo?
Ieri Mariagrazia ha condiviso con noi il ricordo della sua amica Sandra e la ringrazio molto per questo, perché è grazie ai suoi amici che conosciamo questa ragazza. Il due maggio dell’84 è morta Sandra Sabattini, 22 anni, riminese, una come tante: studiava medicina a Bologna, amava la musica, faceva servizio nell’associazione Papa Giovanni XXIII ed era fidanzata. Per tutti è sempre stata solo Sandra, solo una ragazza, come ce ne sono e ce ne saranno tante altre, ma agli occhi di Dio, agli occhi dei poveri che aiutava e agli occhi di chi non si fermava ai dati anagrafici o alla popolarità, lei era una Santa, una Santa della porta accanto.
Oggi che ricorre la sua nascita al cielo ho voglia di spendere poche parole sul suo conto, non troppe, perché da come ne parlano i suoi amici, non le sarebbe piaciuto stare al centro di tutta questa attenzione. Due cose mi affascinano di Sandra: la sua attesa della morte e la sua determinazione. Parlo quasi suo coetaneo quando dico che oggi la morte, esattamente come i santi, per noi giovani ha un aspetto appannato, distante, non è cosa che ci riguarda, ci sentiamo invincibili alla nostra età, proiettati verso un futuro che non ci può deludere; eppure Sandra ne parlava spesso nel suo diario, la aspettava con gioia, come se dovesse arrivare a momenti. “Sandra renditene conto“, scriveva “È tutto un dono su cui il «Donatore» può intervenire quando e come vuole.“
Il coronavirus sta ricordando a tutti, specialmente a noi giovani, che la morte fa parte di questo mondo e tutti noi dobbiamo conviverci, Sandra lo faceva con una determinazione straordinaria, aveva chiaro in testa quale fosse il suo obiettivo, voleva il Paradiso, avidamente e nulla poteva allontanarla da questo obiettivo, non era una “bigotta”, era sempre impegnata, rivolta a chi aveva bisogno ed era sfrontatamente felice, di fronte a tutto e tutti, questo noi giovani dovremmo impararlo da una come lei.
Oggi ci rendiamo conto che la morte fa parte del nostro mondo e del nostro tempo e allora perché non possono farne parte anche i santi? Perché una vita come quella di Sandra deve sembrarci distante o inaffrontabile? Perché non riusciamo a distinguere i santi con cui condividiamo la strada? La verità è che dovremmo metterci davanti a noi stessi come faceva lei, guardarci dentro con il coraggio di affrontare le nostre paure e i nostri limiti, quelli più profonde e nascosti, quelli che neanche a Dio vorremmo confessare, ma che Lui già conosce. Dovremmo ricordarci di far brillare il nostro sorriso anche nel buio della notte, questo, una come Sandra, può insegnarci a farlo.
Dovremmo tutti sperimentare quanto può essere bello osare di essere felici.