Filo Diretto AC | Marzo 2021
6 Marzo 2021Nasci. Cresci. Orientati.
29 Marzo 2021Foto di repertorio. Via Crucis 2019
Una riflessione a margine dell’Happening diocesano ACG del 7 marzo 2021 “Giovane, dico a te, alzati”.
Sentiamo dire spesso che i giovanissimi siano la realtà più colpita dagli obblighi che la pandemia ci ha imposto: Una distanza necessaria, un abbraccio mancato, un sorriso non visto sono ferite che i giovani si porteranno dentro e che dovranno gestire insieme alla loro non stimabile fragilità. L’età è quella delle prime grandi paure, dei grandi bisogni di affetto e libertà; è l’età della grandissima voglia di essere protagonisti nella propria vita… e per un anno son stati limitati e son stati messi in secondo piano.
Noi educatori ci siamo chiesti spesso quale sia il mezzo migliore per arrivare a loro, per continuare a donargli qualcosa: abbiamo messo in campo Zoom, Meet, passeggiate e biciclettate. Domenica scorsa, 7 marzo, abbiamo voluto regalarci un possibilità. Circa una settantina di ragazzi si son collegati per parlare delle loro fragilità, paure e relazioni. Con loro una trentina di educatori si sono fatti aiutare da una psicologa, Sharon Bonelli, a rispondere ad alcune domande. Ci hanno accompagnato anche due testimonianze: Miriam che ha raccontato la sua complicata relazione con se stessa, le sue fragilità e le sue imperfezioni, e due giovanissimi che hanno scelto di cercare di vivere a pieno questo loro tempo collaborando con Radio Immaginaria, la web-radio degli adolescenti.
L’incontro è stato un fiume in piena: riflessioni, cura, dettagli. Abbiamo chiesto ai ragazzi di riflettere e prendersi del tempo per loro; gli abbiamo chiesto di dare forma alle loro emozioni e alle loro domande. Sono emersi dati che parlano più di tutto il resto: attraverso un form abbiamo chiesto loro quali fossero i sentimenti maggiormente presenti durante il periodo di lockdown: il 56% ha risposto tristezza, il 52% solitudine. Contemporaneamente il 49% ha detto che in queste stesse settimane prova ansia, il 41% tristezza. Ma i due dati che ribadiscono la necessità di aiuto sono questi: il 71% ha detto che gli è capitato di far del male a qualcuno a parole o con gesti; il 49% ha detto di essersi fatto del male.
Dobbiamo dare importanza a questi ragazzi. Molto probabilmente non riusciremo a comprendere a pieno i loro sentimenti né, forse, potremo mai trovare soluzioni ai loro “casini”. Ma siamo chiamati, come educatori, come genitori, come cristiani, a camminargli accanto, a chiamarli e chiedergli come va, a sentire se hanno bisogno di fare una passeggiata con noi. Siamo chiamati a essere presenti e a farli sentire amati.
Le tante domande che i ragazzi hanno posto durante l’incontro hanno messo in luce il bisogno di fare chiarezza dentro le relazioni con gli amici, su quando e come si può intervenire per aiutare un amico; sul perché è necessario affidarsi a qualcuno e non tenersi tutto dentro. Le imperfezioni, il sentirsi soli, il non sentirsi capiti sono pensieri comuni e frustranti. Molti giovanissimi pensano di essere gli unici a star male, credendosi sbagliati, lontani dalla perfezione voluta dalla società; si sentono bloccati; hanno tanta rabbia che non sanno come sfogare.
Quel famoso “andrà tutto bene” non è scontato. Non andrà tutto bene se non decidiamo di aver cura gli uni degli altri.
A noi il compito di accompagnarli nel loro cammino di conoscenza, di farli respirare aria pulita, di avere cura delle loro fragilità. Molte volte perdiamo troppo tempo a ricercare la modalità perfetta per catturarne l’attenzione, per dire loro qualcosa, quando forse dovremmo solamente impegnarci ad ascoltarli. Saranno le loro domande la nostra strada, le loro paure i nostri ostacoli, i loro sogni la nostra meta. E loro sapranno essere, sentendosi amati, il profumo di Dio che cammina con noi.
Giovanni, educatore della Commissione Giovanissimi diocesana